ospedale

Tra i più proficui ambiti di applicazione del Counseling Filosofico si annovera l’ambito medico-sanitario o socio-assistenziale. Un numero crescente di professionisti lavorano all’interno di strutture ospedaliere e di territorio, hospice, comunità terapeutiche e residenze sanitarie per anziani (R.S.A.), per quanto i luoghi privilegiati del loro intervento siano i reparti di malattie oncologiche, croniche, fortemente invalidanti o rare. In tali contesti, infatti, gli operatori sanitari, i pazienti e i loro familiari vivono a stretto contatto con il dolore, la sofferenza, la morte, e in preda ad abissali questioni etiche e filosofiche che riguardano il senso della malattia e dei tragici eventi da questa generati, nel contesto della propria esistenza nel mondo. Qui le persone sono spesso chiamate a prendere decisioni morali che hanno pesanti conseguenze sulla propria vita e sulla propria salute o su quella dei propri cari.

Il filosofo in veste pratica – come counselor filosofico o facilitatore delle Pratiche Filosofiche  – affianca gli altri specialisti, consulenti e formatori che lavorano in ambito medico-sanitario per offrire le proprie competenze per la gestione, in particolare, delle seguenti attività:

  • gestione di uno sportello di ascolto rivolto ai pazienti, ai familiari e agli operatori sanitari che ne fanno richiesta, con l’obiettivo di offrire strumenti del counseling e della filosofia complementari rispetto a quelli della psicologia clinica;
  • partecipazione ai lavori dell’equipe medico-infermieristica, dei tavoli tecnici scientifici e dei comitati etici ospedalieri e interaziendali dove il filosofo fornisce il proprio contributo per indagare la valenza appunto filosofica, etica ed esistenziale delle problematiche che nascono in contesti clinici; in tali contesti il counseling filosofico assume la valenza di una filosofia “pratica” della medicina e di una bioetica clinica ed esistenziale;
  • corsi di formazione in ambito universitario o per l’aggiornamento dei professionisti della sanità, tramite programmi di Educazione Continua in Medicina (ECM), a riguardo di argomenti di natura filosofica o bioetica. Il compito del filosofo pratico non è fare lezioni di filosofia e trattare argomenti filosofici da un punto di vista teorico o teoretico bensì praticare la filosofia, ovvero far vivere al personale che lavora in sanità la filosofia che si intende trasmettere loro tramite il ricorso alle Pratiche Filosofiche. 

Nella realizzazione di queste attività, il filosofo non è un “profeta” che trasmette Verità né uno storico della filosofia che presenta le verità e le dottrine dei filosofi: il suo obiettivo è offrire concreti metodi e strumenti filosofici per aiutare le persone a riflettere, a districarsi tra i problemi concreti che sorgono in contesti clinici e a prendere decisioni difficili. Abbiamo elaborato una Tool Box delle Pratiche Filosofiche che contiene dodici metodi utili a tal fine.  

Le Pratiche Filosofiche, in ambito medico-sanitario, rientrano nel movimento internazionale delle Medical Humanities, con l’obiettivo non tanto di realizzare una generica “umanizzazione” della medicina, quanto piuttosto di contribuire alla creazione di una felice sinergia tra le scienze mediche e biologiche che stanno a fondamento della Bio-Tecno-Medicina e la dimensione della cura alla persona intesa nella globalità delle sue espressioni biologiche, psicologiche, sociali ed esistenziali. Da circa quindici anni lavoriamo all’interno di una equipe interdisciplinare che si occupa di malattie rare, complesse e senza diagnosi creata e coordinata dal medico Dott. Roberto Lala che include al suo interno medici, infermieri, assistenti sociali, psicologi, antropologi e sociologici mossi dall’idea che solo un approccio interdisciplinare è in grado di comprendere la complessità del reale e, in particolare, della cura delle persone che non significa somministrazione di terapie e trattamenti a meri corpi malati.