Bottiglia di CBD

Negli ultimi dieci anni, in Italia ha guadagnato grande fama l’olio di CBD o cannabidiolo.

Preparato a partire dall’appena citato metabolita della cannabis, il principio attivo più famoso della pianta dopo il THC, è legale da quando è entrata in vigore la Legge 242/2016, il testo normativo che, di fatto, ha creato il mercato della cannabis light, ossia quella caratterizzata da un contenuto estremamente ridotto di THC, compreso nel range dello 0,2-0,6%.

Oggi come oggi, l’olio di CBD, diluito in diversi oli vettore che hanno un ulteriore impatto benefico sulla salute, si può acquistare sia presso negozi fisici sia facendo riferimento a e-commerce forniti come CBWEED, portale particolarmente famoso anche per la presenza di sezioni ricche di prodotti cosmetici e dedicati alla pet care, il tutto con la cannabis come ingrediente principale.

Privo di effetti psicoattivi, l’olio di CBD è associato a numerosi interrogativi. Uno dei più diffusi riguarda i dosaggi. Quali sono i riferimenti? Seguici nelle prossime righe per scoprire la risposta.

Quante gocce di olio di CBD assumere?

L’olio di CBD, commercializzato in comode confezioni dotate di contagocce, non è associato ad alcuna indicazione universale inerente il dosaggio.

 Il motivo è molto semplice ed è legato al fatto che sono troppi i fattori in gioco. Essenziale, infatti, è considerare il metabolismo di una persona, la sua attitudine all’attività fisica, l’età, l’eventuale assunzione di farmaci e di quale tipo sono.

Da non dimenticare, inoltre, è la sensibilità al principio attivo.

Ci sono fattori che dipendono dall’ambiente e dalle scelte personali e altri dalla genetica e dal sesso.

Il quadro è quindi troppo complesso per trarre delle indicazioni scritte sulla pietra e valide per tutti.

Nel corso degli anni, però, si è comunque arrivati alla messa a punto di uno schema di massima che può essere considerato, a ragione, un punto di riferimento per le raccomandazioni generali. Si parla di preciso di:

  • Microdosaggio
  • Dosaggio standard
  • Macrodosaggio

Alla base di tutto, oltre a un consumatore che non sta vivendo periodi delicati come la gravidanza e l’allattamento, deve esserci il consumo di olio di CBD di altissima qualità e con un’eccellente biodisponibilità.

Per quanto riguarda quest’ultimo criterio, il consiglio è di orientarsi, a meno che non si abbia ribrezzo per il sapore, oggettivamente molto particolare, verso l’olio di CBD diluito nell’olio vettore di cocco.

Chiarita questa doverosa premessa, entriamo nel vivo delle peculiarità dei vari dosaggi.

Microdosaggio

Nel caso del microdosaggio si parla, numeri alla mano, di una quantità di CBD compresa tra 0,5 e 20 mg al giorno.

Se si è alle primissime armi con l’assunzione del prodotto è il caso di puntare sugli oli con bassi livelli di purezza (il minimo è pari al 5%).

Il microdosaggio è l’alternativa ideale in caso di problematiche di benessere quotidiano di entità non pesante. Un esempio? Il desiderio di ridurre il tempo di addormentamento (i benefici del CBD da questo punto di vista sono da attribuire all’interazione del cannabidiolo con i recettori della serotonina, ormone del buonumore la cui bassa attività può influire sul livello di ruminazione mentale).

Dosaggio standard

In questo caso, numeri alla mano, si parla di un dosaggio compreso tra i 10 e i 100 mg di cannabidiolo al giorno.

Macrodosaggio

Da utilizzare solo in casi rari e possibilmente sotto controllo medico, il macrodosaggio di olio di CBD prevede una quantità quotidiana di principo attivo compresa tra i 50 e gli 800 mg.

Nella maggior parte delle situazioni, i consumatori di olio di CBD si orientano verso un’assunzione all’insegna del microdosaggio.

Essenziale è imparare a leggere i segnali del corpo, onde evitare di avere a che fare con evenienze problematiche come quella, evidenziata da diversi studi, dell’aumento delle transaminasi epatiche a fronte di dosaggi elevati di principio attivo (si tratta di una conseguenza reversibile).